La Riabilitazione su Base Comunitaria: modelli dalla Salute Globale per la presa in carico sul territorio

La Riabilitazione su Base Comunitaria: modelli dalla Salute Globale per la presa in carico sul territorio

Autori

Costanza Rosini, Università degli Studi di Siena

Introduction

“La sesta Missione riguarda la Salute, un settore critico, che ha affrontato sfide di portata storica nell’ultimo anno. L’impatto della crisi del Covid-19 sui sistemi sanitari ha dimostrato l’importanza di una garanzia piena, equa e uniforme del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale; la pandemia, poi, ha posto il benessere della persona nuovamente al centro dell’agenda politica.
Le riforme e gli investimenti proposti con il Piano in quest’area hanno due obiettivi principali: potenziare la capacità di prevenzione e cura del sistema sanitario nazionale a beneficio di tutti i cittadini, garantendo un accesso equo e capillare alle cure e promuovere l’utilizzo di tecnologie innovative nella medicina.” 
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il programma straordinario di finanziamenti approvato dal governo italiano nel 2022, ha individuato nella riforma della Sanità la sesta delle sue Missioni, pensate per migliorare la condizione della popolazione italiana a seguito di due anni estremamente duri dal punto di vista sanitario ed economico. Come riporta il testo, il biennio 2020-2022 ha visto il nostro Paese a combattere contro l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ed è stato un periodo che ha messo sotto grande pressione il Sistema Sanitario Nazionale, mettendo in luce problematiche che hanno reso difficoltosa l’erogazione omogenea dei servizi. Una larga parte dei fondi destinati alla Missione 6 (un un totale di 25,40 milioni) verranno destinati alla creazione di “reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”: la necessità di creare delle reti di sostegno all’interno del territorio è stata estremamente chiara durante l’emergenza sanitaria. In un momento in cui l’accentramento delle cure non era infatti possibile, è stato osservato come risultasse difficoltoso mantenere il contatto con tutti coloro i quali cercassero di accedere ai servizi sul territorio: la mancanza di protocolli
redatti, la dispersione delle risorse, le difficoltà geografiche legate alla disposizione degli abitanti sul territorio sono state solo alcune delle cause che hanno portato il personale sanitario a dover gestire momenti di grande difficoltà.

L’accesso alle cure è “diritto costituzionale dell’individuo e della collettività” secondo l’articolo 32 della Costituzione ma non sempre è possibile garantire il servizio a tutti seguendo i principi di equità e di inclusione: se l’alta specializzazione all’interno degli ospedali ha permesso di raggiungere altissimi risultati dal punto di vista della cura, sul territorio è facile trovarsi davanti a difficoltà di natura molto pratica ma non per questo meno importanti: la
distanza tra i luoghi di domicilio e il presidi ospedalieri, ad esempio, che impedisce al paziente di muoversi autonomamente ma che ruba eccessivo tempo all’operatore che cerca di sopperire tramite accessi domiciliari. La dispersione delle risorse rende estremamente difficoltoso creare una rete di professionisti che sia in grado di prendere in carico situazioni complesse, talvolta rende agli utenti inaccessibili percorsi, in quanto non tutti i passaggi burocratici sono chiari e ben comprensibili: in un contesto ampio e ricco di sfumature come una comunità(un comune, una provincia considerando i più piccoli fino alla regione o all’intero Stato) è molto facile che le risorse impiegate non riescano a raggiungere in maniera immediata l’obiettivo di salute del paziente. All’interno di questa revisione della letteratura verrà analizzata la Riabilitazione su Base Comunitaria, un modello di programmazione multidimensionale che approfondisce tra i vari settori anche la gestione sanitaria, e nello specifico della riabilitazione, con il fine di apportare modifiche positive sulla qualità della vita della popolazione dove opera.
Questo modello è stato analizzato e regolamentato dall’OMS sotto forma di linea guida nel 2010, nasce e si sviluppa per i paesi a basso-medio reddito, dove ha riscontrato buoni risultati dimostrando di ridurre l’esclusione sociale e lo stigma legato alla disabilità.
L’obiettivo di questa analisi è approfondire i processi produttivi indicati dall’OMS, analizzare gli indicatori della qualità presenti, sottolineare punti di forza e di debolezza che ne possono limitare l’applicazione e infine tracciare una linea di congiunzione tra questo modello e le caratteristiche e le necessità del territorio dei paesi ad alto reddito come l’Italia,in quei casi in cui le caratteristiche geografiche, demografiche e istituzionali possano far pensare a delle analogie dei bisogni per l’assistenza sul territorio.

Methods

Questa revisione della letteratura è stata effettuata analizzando le fonti disponibili: Cochrane, Pubmed, Google Scholar e le pagine istituzionali dell’OMS. La raccolta degli articoli ha permesso di accedere a 35 fonti, di cui 9 linee guida, 5 report istituzionali, 7 articoli di natura compilativa, 7 revisioni e 7 studi, divisi tra trial clinici e studi osservazionali. Gli articoli sono stati selezionati a fronte di un numero di partenza di 52 articoli, di cui 17 sono stati scartati per
scarsa rilevanza scientifica. Gli articoli sono stati analizzati a partire dallo studio delle linee guida OMS in merito alla Riabilitazione e alla Riabilitazione su Base Comunitaria affiancate ai report dei convegni che hanno segnato la storia della promozione della salute.
In seguito sono stati analizzati tutti gli studi posteriori alla pubblicazione delle linee guida per approfondire alcuni aspetti e rilevare criticità e vantaggi nell’applicazione pratica.

Results

Dopo l’analisi approfondita della strutturazione della Riabilitazione su Base Comunitaria, dei suoi destinatari, dei suoi punti di forza e di debolezza e dopo aver contestualizzato i cambiamenti che l’Italia si sta apprestando ad affrontare dopo due anni cruciali per la Sanità, è possibile tirare le fila per regalare un quadro esaustivo.
La Riabilitazione su Base Comunitaria si pone come un approccio multisettoriale e multidimensionale che ha come fine ultimo il benessere del cittadino e che si articola in cinque macroaree di intervento: Salute, Istruzione, Mezzi di sostentamento, Sociale, Empowerment.
Questo è possibile, allocando le risorse in maniera tale da intervenire sia sul singolo individuo, sia sull’ambiente in cui vive tramite azioni volte al benessere della comunità. Nei progetti di salute, specificatamente nell’ambito della Riabilitazione, questo è possibile tramite interventi di prevenzione e screening a livello comunitario, tramite la presa in carico del paziente insieme a tutto il suo nucleo familiare, educando e formando chi si occupa di lui a gestire le complicanze, a prevenire le complicanze secondarie e ad aiutarlo ad effettuare scelte consapevoli. Il modello della riabilitazione comunitaria non deve e non vuole andare a sovrapporsi ai modelli di Assistenza Primaria ma serve ad incrementare il lavoro dei presidi già esistenti intervenendo su quelle variabili che possano determinare l’efficacia del trattamento. Il coinvolgimento del professionista sanitario avviene su due livelli: quello manageriale in cui partecipa e mette a disposizione le sue competenze per l’organizzazione e la distribuzione delle cure, e quello professionale in cui si occupa del trattamento riabilitativo del paziente, dell’educazione sanitaria, della gestione ambientale del contesto domiciliare e della scelta degli ausili. Questo modello ha portato risultati pari ai modelli tradizionali dal punto di vista dell’outcome clinico ma soprattutto ha migliorato in maniera sensibile la qualità della salute percepita, contrastando l’esclusione sociale e lo stigma delle PCD.
Il modello di programmazione sanitaria su Base Comunitaria ha moltissimi punti a suo favore: la gestione e condivisione delle risorse, il coinvolgimento diretto della comunità e delle persone con disabilità, la possibilità di collaborazione tra i vari stakeholder in un’ottica che mira a rafforzare l’assistenza sul territorio e garantire percorsi semplici e accessibili al cittadino, così da poter usufruire dei servizi primari e di avere in caso di bisogno possibilità di accedere ai servizi specialistici in maniera veloce.
Le criticità di questo modello che ancora frenano la sua applicazione in molti territori in cui risulterebbe vantaggioso (ad esempio i contesti a bassa densità di popolazione) sono legate alla difficoltà di creare dei processi a maglia stretta che siano al tempo stesso validati e individualizzabili a seconda delle caratteristiche della comunità e del paziente. Le linee guida infatti presentano solamente indicazioni molto generiche, e un’esecuzione lasciata all’interpretazione degli operatori non è sempre foriera di successo. Inoltre questa enorme varietà di soluzioni possibili rende difficile individuare gli indicatori di outcome che servono a valutare l’intervento e poterlo modificare prima di implementarlo.
Negli anni sono stati svolti molti studi per poter ovviare a questi problemi, in quanto comunque il modello comunitario si mostra il più completo per sopperire alle lacune presenti sul territorio, che in Italia si è organizzato tramite l’istituzione di reti di welfare che vadano a colmare eventuali difficoltà nel reperire i servizi pubblici.
Un modello come la Riabilitazione su Base Comunitaria, se analizzato in chiave critica e rimodellato grazie anche agli strumenti che il settore medico ha a disposizione vent’anni dopo la pubblicazione del Position Paper dell’OMS, ha delle ottime potenzialità per essere ricalcato e utilizzato come modello di programmazione sanitaria dei servizi pubblici e privati, anche in regime di collaborazione, in quanto si pone come punto di vista olistico, garantisce la presa in carico multisettoriale e porta al professionista l’opportunità di collaborare stabilmente in equipe. Il professionista sanitario che si approccia con il modello RBC può inoltre accrescere le sue competenze dal punto di vista della partecipazione ed affiancarle alle competenze
specifiche ambulatoriali, definirsi come profilo professionale nell’ottica della promozione della salute e della pianificazione.
In un momento storico in cui la necessità di elaborare e aggiornare le risorse presenti nell’ottica di adattarsi a nuovi bisogni è così evidente, le nuove sfide di presa in carico centrata sul paziente e di comunità inclusiva, sostenibile e consapevole non sono mai state così chiare e stimolanti.

Discussion and Conclusion

Dopo l’analisi approfondita della strutturazione della Riabilitazione su Base Comunitaria, dei suoi destinatari, dei suoi punti di forza e di debolezza e dopo aver contestualizzato i cambiamenti che l’Italia si sta apprestando ad affrontare dopo due anni cruciali per la Sanità, è possibile tirare le fila per regalare un quadro esaustivo.
La Riabilitazione su Base Comunitaria si pone come un approccio multisettoriale e multidimensionale che ha come fine ultimo il benessere del cittadino e che si articola in cinque macroaree di intervento: Salute, Istruzione, Mezzi di sostentamento, Sociale, Empowerment. Questo è possibile, allocando le risorse in maniera tale da intervenire sia sul singolo individuo, sia sull’ambiente in cui vive tramite azioni volte al benessere della comunità. Nei progetti di
salute, specificatamente nell’ambito della Riabilitazione, questo è possibile tramite interventi di prevenzione e screening a livello comunitario, tramite la presa in carico del paziente insieme a tutto il suo nucleo familiare, educando e formando chi si occupa di lui a gestire le complicanze, a prevenire le complicanze secondarie e ad aiutarlo ad effettuare scelte consapevoli. Il modello della riabilitazione comunitaria non deve e non vuole andare a sovrapporsi ai modelli di Assistenza Primaria ma serve ad incrementare il lavoro dei presidi già esistenti intervenendo su quelle variabili che possano determinare l’efficacia del trattamento. Il coinvolgimento del professionista sanitario avviene su due livelli: quello manageriale in cui partecipa e mette a disposizione le sue competenze per l’organizzazione e la distribuzione delle cure, e quello professionale in cui si occupa del trattamento riabilitativo
del paziente, dell’educazione sanitaria, della gestione ambientale del contesto domiciliare e della scelta degli ausili. Questo modello ha portato risultati pari ai modelli tradizionali dal punto di vista dell’outcome clinico ma soprattutto ha migliorato in maniera sensibile la qualità della salute percepita,
contrastando l’esclusione sociale e lo stigma delle PCD.
Il modello di programmazione sanitaria su Base Comunitaria ha moltissimi punti a suo favore: la gestione e condivisione delle risorse, il coinvolgimento diretto della comunità e delle persone con disabilità, la possibilità di collaborazione tra i vari stakeholder in un’ottica che mira a rafforzare l’assistenza sul territorio e garantire percorsi semplici e accessibili al cittadino, così da poter usufruire dei servizi primari e di avere in caso di bisogno possibilità di accedere ai servizi specialistici in maniera veloce.
Le criticità di questo modello che ancora frenano la sua applicazione in molti territori in cui risulterebbe vantaggioso (ad esempio i contesti a bassa densità di popolazione) sono legate alla difficoltà di creare dei processi a maglia stretta che siano al tempo stesso validati e individualizzabili a seconda delle caratteristiche della comunità e del paziente. Le linee guida infatti presentano solamente indicazioni molto generiche, e un’esecuzione lasciata
all’interpretazione degli operatori non è sempre foriera di successo. Inoltre questa enorme varietà di soluzioni possibili rende difficile individuare gli indicatori di outcome che servono a valutare l’intervento e poterlo modificare prima di implementarlo.
Negli anni sono stati svolti molti studi per poter ovviare a questi problemi, in quanto comunque il modello comunitario si mostra il più completo per sopperire alle lacune presenti sul territorio, che in Italia si è organizzato tramite l’istituzione di reti di welfare che vadano a colmare eventuali difficoltà nel reperire i servizi pubblici.
Un modello come la Riabilitazione su Base Comunitaria, se analizzato in chiave critica e rimodellato grazie anche agli strumenti che il settore medico ha a disposizione vent’anni dopo la pubblicazione del Position Paper dell’OMS, ha delle ottime potenzialità per essere ricalcato e utilizzato come modello di programmazione sanitaria dei servizi pubblici e privati, anche in regime di collaborazione, in quanto si pone come punto di vista olistico, garantisce la presa in carico multisettoriale e porta al professionista l’opportunità di collaborare stabilmente in equipe. Il professionista sanitario che si approccia con il modello RBC può inoltre accrescere le sue competenze dal punto di vista della partecipazione ed affiancarle alle competenze specifiche ambulatoriali, definirsi come profilo professionale nell’ottica della promozione della salute e della pianificazione. In un momento storico in cui la necessità di elaborare e aggiornare le risorse presenti nell’ottica di adattarsi a nuovi bisogni è così evidente, le nuove sfide di presa in carico centrata sul paziente e di comunità inclusiva, sostenibile e consapevole non sono mai state così chiare e stimolanti.

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